Il momento dell’approdo è tra i miei
preferiti. La preparazione avviene in modo silenzioso e concitato. L’eccitazione
che si vive in questi attimi è palpabile, in un misto crescente di nervosismo e
tensione. Il capitano sbarca per primo e tenta di eludere i guardiani della
costa. Noi attendiamo che alcuni ufficiali abbiano perlustrato a grandi linee
la zona. Una volta individuate le principali fonti di viveri e bottini se ne
barattano un po’ scambiandoli in denaro. Al segnale del capitano tocca a noi.
Ci confondiamo nella folla, tra gli altri marinai. Più il porto è grande, più
l’impresa si fa semplice. Ognuno prende una diversa direzione ma tiene sempre
un occhio puntato sul capitano. E’ lui infatti che una volta liquidate le
guardie, ci indirizza verso i punti più strategici. E lì ha inizio il
saccheggio. È come un gioco, ci si diverte un mondo.
Chi è solo si riempirà le
mani e le tasche di piccoli oggetti d’oro, d’argento, pietre preziose, ma anche
spezie e stoffe di ogni genere, soprattutto seta. Se alcuni riescono a
raggrupparsi porteranno un po’ di tutto. Barili di birra e acqua, galloni di
vino o rum, scatole di tabacco, sacchi di carne e di sale. Al contrario di
quanto si possa pensare non è un’impresa rischiosa. Talvolta capita che qualche
guardia s’accorga che c’è qualcosa di strano, ma il più delle volte sono tonte
e distratte. E soprattutto si rivelano essere dei mediocri spadaccini.
Personalmente non discuto mai. Non sono bravo con le parole. Al contrario del
nostro capitano che ha fatto di questa dote un’ineguagliabile arma di difesa e
di raggiro. E così faccio scudo a chiunque mi si pari davanti. Non sempre a
costui viene risparmiata la vita.
da <Leggenda di un Pirata>
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