venerdì 7 agosto 2015

         
 Il momento dell’approdo è tra i miei preferiti. La preparazione avviene in modo silenzioso e concitato. L’eccitazione che si vive in questi attimi è palpabile, in un misto crescente di nervosismo e tensione. Il capitano sbarca per primo e tenta di eludere i guardiani della costa. Noi attendiamo che alcuni ufficiali abbiano perlustrato a grandi linee la zona. Una volta individuate le principali fonti di viveri e bottini se ne barattano un po’ scambiandoli in denaro. Al segnale del capitano tocca a noi. Ci confondiamo nella folla, tra gli altri marinai. Più il porto è grande, più l’impresa si fa semplice. Ognuno prende una diversa direzione ma tiene sempre un occhio puntato sul capitano. E’ lui infatti che una volta liquidate le guardie, ci indirizza verso i punti più strategici. E lì ha inizio il saccheggio. È come un gioco, ci si diverte un mondo.
Chi è solo si riempirà le mani e le tasche di piccoli oggetti d’oro, d’argento, pietre preziose, ma anche spezie e stoffe di ogni genere, soprattutto seta. Se alcuni riescono a raggrupparsi porteranno un po’ di tutto. Barili di birra e acqua, galloni di vino o rum, scatole di tabacco, sacchi di carne e di sale. Al contrario di quanto si possa pensare non è un’impresa rischiosa. Talvolta capita che qualche guardia s’accorga che c’è qualcosa di strano, ma il più delle volte sono tonte e distratte. E soprattutto si rivelano essere dei mediocri spadaccini. Personalmente non discuto mai. Non sono bravo con le parole. Al contrario del nostro capitano che ha fatto di questa dote un’ineguagliabile arma di difesa e di raggiro. E così faccio scudo a chiunque mi si pari davanti. Non sempre a costui viene risparmiata la vita.

da <Leggenda di un Pirata> 


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