Guardo l’ora.
Le cinque e mezza. Sorrido al pensiero e ne provo sollievo. Tutti i giovedì
degli ultimi quindici anni della mia vita, a quest’ora precisa, sono sempre
stata in sala prove, alle prese con la prossima sfilata,
a litigare con gli
orli e le cerniere, a disperarmi con i tacchi troppo alti e le gonne troppo corte.
Ora quei momenti sembrano lontani anni luce. È strano ritrovarsi qui a casa, libera di fare ciò che
voglio, libera di mangiare quello che più mi piace, senza dover sopportare gli
isterismi delle colleghe e le loro inquietudini sempre e solo rivolte al tipo
di dieta che stavano seguendo. Faccio un lungo respiro, chiudo la porta e vorrei, anzi meglio, dovrei mettermi a stirare quella montagna di roba che da giorni mi guarda inchiodata nel suo angolino. Monto l’asse da stiro in camera, così metto subito via tutto.
Accendo il ferro e lo riempio d’acqua. Seleziono gli indumenti più urgenti e inizio il mio lavoro tra il vapore e il gradevole profumo di ammorbidente. Non accendo né la tele, né la radio, preferisco godere del silenzio. Dopo circa mezz’ora l’acqua nel ferro da stiro si esaurisce. Sarei quasi tenta di ripristinarla, ma non è che ne abbia molta voglia. Fisso le foto appese alla parete, ripongo l’ultimo paio di jeans al loro posto e mi siedo sul divano del salotto esausta. Il sole è tramontato e si scorge un velo rosso all’orizzonte che preannuncia l’avvicinarsi delle ombre della sera.
Dall’ultimo
piano di questo appartamento vedo bene i tetti delle case, il cielo, perfino un
aereo appena decollato che lo attraversa. Presa dalla nostalgia o da chissà
quale bisogno, prendo dallo scaffale la scatola rossa ...
da <Allegra: l'amore è una cosa semplice>
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