martedì 23 giugno 2015



 L’erba umida e fredda, il terreno scivoloso, mi fanno capire che niente, assolutamente niente, sarà più come prima. E quasi sorrido al pensiero. Qualsiasi cosa, da questo momento, sarà comunque migliore.
Mi rialzo veloce. Corro. Continuo a correre senza più fiato, affaticata e spaventata. Ho paura. Paura di essere stata in qualche modo sentita. Paura di essere inseguita. Di essere trovata. Corro nella notte, senza una meta precisa. Consapevole che l’istinto mi porterà sempre là. Al mare. Corro nel buio, nel freddo. La luna disegna il profilo delle colline, delle fattorie attorno, le stelle sembrano guardarla, farle compagnia. Le lacrime scorrono sul mio viso.  Gli occhi appannati mi fanno perdere l’equilibrio. La discesa sembra più ripida, scomoda, pericolosa. Devo aver preso il sentiero sbagliato. Scivolo nella poltiglia, nel fango che si è creato dopo due giorni di pioggia battente. Ma non ci penso. Non mi fermo nonostante un improvviso e acuto dolore a una caviglia.
Sì, sono stata felice, credo di aver conosciuto quella sensazione. Una bella sensazione. Poi all’improvviso tutto è cambiato. Ho perduto ciò che avevo di più caro, che non mi verrà mai restituito. Mi appoggio al tronco di un albero col respiro affannato, soffermandomi su quel pensiero che mi spezza il cuore. Con lo sguardo fisso a terra, sul muschio attorno alle radici che fuoriescono dal terreno, sul piccolo cespuglio che ondeggia mosso dal vento, il mio abito sporco, sudicio e i capelli che cadono a ciondoloni attorno al viso. Alzo gli occhi, guardo più in là e finalmente vedo l’inizio di una strada conosciuta.

Lanterne accese in lontananza. Sono vicina alla città ma non è sufficiente, devo andare molto, molto più lontano. Così il rischio di essere ritrovata sarebbe troppo alto. Lontano. Il più lontano possibile. Ma ormai le gambe cedono sempre di più ad ogni passo. Affamata. Priva di forze. Tento di rimanere in piedi e camminare verso quell’ultimo lume acceso. Di una finestra credo. Poi solo buio. Silenzio. E quella luce che si fa sempre più lontana. Irraggiungibile.

da <Leggenda di un Pirata> 




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